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Clessidra ambientale: un approccio che rivaluta l’impatto ambientale (anche) della carne rossa
Nutrizione
01/12/2021
2 min.
Nutrizione

A fronte della crescente preoccupazione globale sull’impatto ambientale che genera il consumo di carne, il modello della clessidra ambientale mostra invece come, normalizzando i valori di emissioni in base alle “raccomandazioni nutrizionali europee”, l’impatto generato dal consumo settimanale di carne rispetto a quello di frutta e verdura è pressoché equivalente.

Esattamente, che cos’è questo modello e come si struttura?

È un approccio che nasce dall’esigenza di considerare gli alimenti prima di tutto come fonte di nutrienti, relazionando in maniera puntuale l’effettivo impatto ambientale che possono avere secondo il consumo in un determinato arco temporale. L’impatto ambientale, infatti, non viene calcolato esclusivamente per chilogrammo di prodotto ma quest’ultimo, viene successivamente ripartito in base alla frequenza settimanale di consumo raccomandata per ogni categoria di alimento. Ovvero partendo dalla base, andando verso l’alto, sono presenti le categorie alimentari la cui assunzione viene raccomandata con elevata frequenza (frutta, ortaggi, cereali) sino a quelle per cui non è consigliato superare 1-3 assunzioni settimanali, come per carne, pesce, ecc.

Come gli altri approcci che calcolano l’impatto generato dalle attività umane sull’ambiente, anche la clessidra si rifà al più noto sistema di valutazione degli impatti, il Life Cycle Assesment (LCA), che considera tra i parametri di riferimento la Carbon Footprint, ovvero l’impatto in termini di emissioni di gas a effetto serra.

Osservando la clessidra, è possibile notare come l’impatto settimanale generato dalla categoria che include carne, pesce, uova e legumi sia pressappoco confrontabile a quello della categoria 5, comprendente frutta e verdura, in termini di emissioni settimanali di gas serra.

 

 

Questo modello sembra superare il paradigma che associa gli impatti ambientali esclusivamente agli alimenti considerando invece come prioritario un approccio basato sia sul rispetto delle condizioni ambientali, sia su quello di una sana alimentazione, fondamentale per parlare di sostenibilità che, secondo la sua definizione “ufficiale”, deve essere intesa in triplice accezione: ambientale, sociale ed economica. Questo approccio consente dunque di portare a pari livello ambiente e nutrizione, traducendo le raccomandazioni dietetiche che promuovono la salute e il rispetto del contesto socioculturale ed enogastronomico in logiche ecocompatibili al fine di educare la popolazione al mantenimento della salute personale, collettiva e ambientale.

A cura di
Nutrimi